Una donna si sveglia al mattino, per assenza di comodità la chiameremo la donna dalla gonna viola, si ferma ad acquistare una brioche, sempre la stessa, quella ripiena di crema, e si siede sulla medesima panchina di sempre a gustarla, in pace, lentamente. Un piccolo piacere da far durare il più a lungo possibile in una vita che potrebbe non riservarle molti altri istanti di felicità. L’ultimo boccone sembra il suo preferito: impiega più tempo a consumarlo, ne assapora la consistenza in un’estasi che porta a conclusione quella tradizione personale e solitaria. Sì, la solitudine è certamente un tema portante di questo romanzo di Imamura Natsuko. Se ne leggono i riflessi in questi piccoli gesti di cura, se ne assorbe l’inquietudine quando la solitudine di un’altra donna si sovrappone a quella della donna dalla gonna viola.
Questa seconda donna che è in scena fin da subito anche se non me ne rendo conto immediatamente, si auto-definisce la donna dal cardigan giallo. È lei la narratrice della storia della donna dalla gonna viola, è lei che mi racconta i suoi spostamenti, abitudini, attività in ogni minimo dettaglio, con un’ossessione maniacale che non mi risparmia neanche orari dell’autobus e avvenimenti settimanali ben schedati in un quaderno che porta sempre con sé. Convinta che chiunque la incontri venga travolto da quel magnetismo, si perde dalla sua grazia nel muoversi tra la folla, nel modo in cui sembra bastare a se stessa e giustifica quell’attaccamento morboso con un semplice: “In altre parole, quello che voglio dire è che sono mesi e mesi che voglio fare amicizia con la donna dalla gonna viola.”
La idolatra in ogni suo aspetto, elevando quasi a divinità una donna come molte altre, e tutto nella speranza di potersi avvicinare ed avere un contatto con lei, senza accorgersi però che quest’alone di purezza che le ha donato non fa che tenerla ancora più a distanza, in una spirale di soggezione e inadeguatezza.
Leitmotiv del romanzo è un’inquietudine costante che aumenta alla realizzazione del lettore di questa costante presenza nell’ombra, questa sorveglianza totale e la manipolazione che ne scaturisce nel tentativo di trovare uno spiraglio in cui infilarsi. Si nota un’evoluzione dei ragionamenti a tratti grotteschi di questa stalker inusuale, che sì, non sembra avere cattive intenzioni, ma che pur tuttavia non riesco a scagionare, facendomi annegare in un’irrequietezza che non si discosta da me durante tutta la lettura.
“Every breath you take
Every move you make
Every bond you break
Every step you take
I’ll be watching you”
Buona lettura
La traduzione è a cura di Anna Specchio.