“Creatura carissima, Era molto bella la lettera che hai scritto alla luce delle stelle a mezzanotte. Scrivi sempre a quell’ora, perché il tuo cuore ha bisogno del chiaro di luna per liquefarsi.”
(Virginia a Vita)
[Le lettere di Virginia sono tradotte da Nadia Fusini]
Il sottotitolo di questo scambio epistolare promette “lettere d’amore e desiderio” e non si può dire che non mantenga la parola data.
Numerosi sono i temi di questa fitta corrispondenza, utilizzata per darsi appuntamenti, discutere di un romanzo appena uscito, del proprio lavoro o di semplici pettegolezzi. Si leggono parole di sostegno per le abilità letterarie di entrambe, le difficoltà causate tanto da malesseri fisici quanto da quelli generati dalla vita che le circonda. Le lettere sanno dipingere un ritratto preciso delle vite di Vita e Virginia, che scelgono con quelle parole di restare unite e non arrendersi al tempo che passa, ai viaggi, agli eventi inaspettati, intrecciandosi piuttosto sempre di più.
È talmente tanta l’intimità sprigionata dalle loro parole, tanto mi sento fuori posto durante la lettura: la paura di disturbare quella relazione così perfetta mi fa così leggere quasi in apnea, per non essere notata. Il fascino di quelle parole, tuttavia, non mi permette di lasciare l’angolo segreto che mi sono ricavata, obbligandomi invece a restare, fingendo di non notare i nomignoli segreti con cui si chiamano a vicenda e che appartengono solo a loro.
Continuo così a leggere ed è vivida l’immagine di una Londra degli anni ’20 del 1900, grigia e brulicante. Mi scopro a spingermi immediatamente alla ricerca di quelli che immagino siano centinaia di postini in divisa ufficiale, orgogliosi custodi delle missive delle due scrittrici che intanto si affrettano ad inserire una serie infinita di commiati e sigillare una busta per non perdere l’ultimo ritiro.
Se appare con chiarezza il tessuto sociale attorno alle due protagoniste, quello che davvero cattura è il bouquet variopinto di sfumature delle emozioni che le guidano. Sulle attese gonfie di aspettativa che si susseguono tra una lettera e l’altra, dondolano ribelli e irrequieti i sentimenti di chi le ha scritte. Non c’è pudore o imbarazzo nell’esternare le gelosia delle amanti, la frustrazione di un mancato appuntamento. Si esternano le proprie debolezze e si indossano come guanti, pronti ad essere nuovamente sfilati per far posto a penna, inchiostro e calamaio. Si passa dall’angoscia della separazione alla beatitudine dell’incontro, a partire dalla passione bruciante scaturita della sua anticipazione.
In un mondo che le avvolge e cambia prima di partire di nuovo in direzione di una nuova guerra, il filo conduttore resta l’emergenza della comunicazione e dell’unione fisica e di intelletto. È un’urgenza che supera qualunque altra necessità, alimenta il loro fuoco creativo e rende la loro vita un’espressione di bellezza, amore e desiderio.
(Vita a Virginia)
“Stanotte avevo composto per te una lettera bellissima, nelle ore insonni, piene di incubi, ma è tutta sparita: mi manchi e basta, in un modo piuttosto semplice, disperato, umano.”
[Le lettere di Vita sono tradotte da Sara de Simone]